Blog parallelo

giovedì 29 novembre 2012

Propaggine apicale del rovo di mora, seconda puntata: radicazione e cloni

radici di mora escono dalla propaggine apicale
Propaggine apicale di mora riuscita!
Gli ultimi giorni d'agosto avevo provato la tecnica della propaggine apicale sui rovi di mora. La propaggine apicale (o capogatto) consiste nell'interrare l'estremità di un rametto verde (operazione da fare in agosto) e lasciar passare un mese, o poco più. Se tutto va bene, le radici fuoriusciranno dall'apice, appunto, della pianta madre e i cloni verranno recisi. Così avevo lasciato in giro sette piccoli vasetti e poi, verso metà ottobre, sono tornato a vedere il risultato. Ebbene, delle sette propaggini di mora due hanno radicato.

Due propaggini apicali su sette: quali sono le condizioni migliori?
  1. tenere i vasi ben stabili a terra e non sospesi in aria, sospesi in aria non trattengono l'umidità e fanno anche una brutta fine, visto che lo spago si è deteriorato
  2. non strapazzare i rami di rovo, se li piegate un po' troppo andranno in necrosi.

Le radici delle due propaggini apicali di rovo di mora:

A differenza degli altri rami di mora, diventati secchi e marroni, questi due sono rimasti verdi. Ottimo presagio, confermato dall'estrazione del contenuto dei vasi: si vedono radici belle aggressive. Comprensibile per una pianta che cresce tra i sassi e trova, invece, tanta terra buona.


I cloni recisi e portati a casa
Recisi dalla pianta madre, ho portato subito a casa i due cloni, travasandoli in due vasi leggermente più grandi e, soprattutto, isolati dal terreno circostante. Perchè il rovo di mora, se trova terra buona, diventa infestante da far paura, diventanto un problema per il giardino e poi per quello dei vicini.
Dove trapiantare allora i rovi di mora? Questione spinosa, anche letteralmente: credo che troverò due grossi vasi e li lascerò sul cemento del terrazzo. Ma un problema alla volta, sono ancora piantine e arriva l'inverno...

Tenere le piantine di rovo di mora al caldo:

Inizialmente avevo isolato i vasetti con i due cloni dentro due vasi più grandi colmi di foglie secche (foto in alto a sinistra). Poi, però, con le temperature che sono scese in picchiata, sono corso ai ripari.
Ho scavato una trincea di terra, ci ho infilato dentro i vasi e ho coperto il tutto uno strato di foglie secche, come se fosse una coperta che trattiene uno strato d'aria. I sottovasi sulle foglie per tenerle al loro posto.


E le propaggini apicali ai lamponi e al prugnolo?
Ancora nessun risultato apprezzabile. Le piante di lampone hanno solo generato dai germogli nuove foglioline, orientate all'insù.

Bisogna avere pazienza, aspetterò la primavera.  
Continua...




Propaggine apicale:
interrare i rametti radicazione e cloni

foto scattate con una Fujifilm FinePix Z100fd e una Samsung EX1

venerdì 23 novembre 2012

Leoni in bianco e nero. Disegnare sogni

Il leone e la leonessa disegnati in bianco e nero. Sullo sfondo la distesa sconfinata della savana, sconfinata come l'amore più sincero.

Il sogno del leone di Andrea Baldessari
disegno in bianco e nero, 30 per 20 cm, realizzato con Corel Painter e la tavoletta Wacom Volito 2

Il sogno del leone non muore mai.
Quel mondo di luce quando scende il buio.

Finire i disegni lasciati a metà
Il principio finire il lavoro lasciati a metà prevale su quello lasciar perdere se non c'è più motivo. Quindi ecco questo disegno estivo. Ma tranquilli: i prossimi saranno belli tenebrosi.

Foto di riferimento per il disegno:
Se i primi piani del leone e della leonessa si ispirano alle foto sopra, l'anatomia dei corpi è completamente inventata. Muscolatura evidenziata, da felini centometristi, del resto i leoni (meglio dire le leonesse) sono predatori che scattano a grande velocità.

Sacred spirit
Il canto dei Sacred Spirit, che con i Nativi Americani c'entra ben poco, accompagna bene l'illustrazione in bianco e nero. Il canto dello spot del leone e della gazzella intendo, ve lo ricordate?
Ogni giorno un leone si sveglia e... no, meglio di no: meglio continuare a sognare. Sognare insieme a lei.

Con Corel Painter ci si può divertire anche con gli effetti luminosi e aggiungere un tono più caldo a tutta la scena:

disegno precedente      -      disegno successivo

mercoledì 21 novembre 2012

Le noci sfuse del supermercato e le noci dell'albero. Il confronto: trattate e genuine

Le noci sfuse del supermercato: belle grosse, pulite, tutte perfette. Anche abbastanza care: quasi 10 euro per poco più di un chilo. Quanto sono genuine? Sono state trattate? Domande lecite. E ora sono comparse anche a casa mia, visto che le nostre piante sono preda di parassiti e le noci diventano nere.
Confrontiamo le noci del supermercato con quelle del nostro albero, genuine al 100%.

Noce dalla pianta e noce del supermercato, il confronto:
Messe vicine si nota subito la differenza di dimensioni. E la nostra noce non è affatto piccola, ma anzi ben sviluppata. Tuttavia l'altra, del supermercato, resta un gigante gonfiato come un pallone.
Anche i colori sono diversi. Fuori, la noce genuina è di un marrone un po' più scuro, con diverse imperfezioni e i resti del mallo. La noce del supermercato, invece, è così pulita che sembra finta. Lavata in qualche maniera, probabilmente in enormi centrifughe industriali. Sperando che non siano stati usati detersivi. Idem per l'interno: il gheriglio della noce genuina ha un colorito più scuro e naturale della pallida controparte.

La caratteristica che balza subito all'occhio è che il gheriglio della noce genuina è un po' guasto. Ma siamo sicuri che l'altra noce sia completamente sana? Nella parte centrale del gheriglio, infatti, si nota quell'escoriazione con una parta nerastra.
E poi anche quella polverina bianca sparsa sulla superificie interna. Gheriglio di noce polverizzato? Si tratta di micro-lacerazioni: il gheriglio balla all'interno del guscio e urta contro le sue sporgenze, rovinandosi. Il gheriglio della noce genuina, invece, se ne sta ben fisso e fermo. Che il guscio della noce del supermercato sia stato fatto crescere di più per dare l'idea di una noce più voluminosa? Non si spiega altrimenti perchè il gheriglio possa muoversi all'interno del guscio.
La noce del supermercato sembra essere stata essiccata, o cotta per venire sterilizzata. Per questo il gheriglio, che dovrebbe essere compatto e leggermente unto, arriva a polverizzarsi. E l'imperfezione non è degenerata, rimanendo circoscritta.

Con la noce del supermercato si mangia di più, ma il sapore...
il gheriglio di una nostra noce con quello di una noce del supermercato
I due gherigli (o semi) di noce a confronto, Davide e Golia. Ma arriviamo al nodo della questione: il sapore. E qui bisogna dirlo senza remore: la noce del supermercato non sa di niente. Quasi insipida, non regge il confronto con la nostra.

martedì 6 novembre 2012

Le bacche velenose nel Trentino: il tamaro, il ligustro...

L'autunno è il momento ideale per passeggiare negli angoli del Trentino. Ogni tanto capita di trovarsi di fronte a delle belle bacche, colorate e invitanti, come quelle di tamaro qui a sinistra, e siamo tentati ad assaggiarle. Bisogna fare attenzione, però, non sono tutte prelibati frutti di bosco. Esattamente come per i funghi, esistono le bacche velenose, incluse quelle del tamaro.
Attenzione anche a non toccare alcuni tipi di piante irritanti, come la clematis vitalba.
Segue un breve elenco, arricchito con le foto delle piante corrispondenti.


Tamaro: radici per medicare ma bacche letali
Il tamaro è un piccolo rampicante le cui bacche si notano bene lungo i sentieri. Rosse, succose e spesso raggruppate in fitti grappoli.
Solo le radici vengono (venivano) usate per medicare contusioni e reumatismi, da qui il secondo nome della pianta sigillo della madonna. L'estratto delle radici, tuttavia, provoca irritazioni e gonfiori a contatto con la pelle, se non diluito adeguatamente. Le bacche, invece, possono rivelarsi letali, a seconda della quantità ingerita. Ne bastano poche per un bambino o un piccolo animale. Le bacche del tamaro assomigliano a quelle della smilax aspera, della daphne e del caprifoglio. In ogni caso sono tutte velenose, quindi se le evitate a priori andate sul sicuro.



Le bacche nere del ligustro: amare e velenose, da non mangiare
Lucide e nere, quelle della foto sono le bacche del ligustro, un cespuglio usato anche come siepe ornamentale che si è propagato un po' ovunque. Esco per cercare frutti di bosco e ormai trovo solo la rosa canina e il ligustro. I suoi frutti, le bacche nere, sono amare e velenose.



La berretta del prete, bacca rosa
La berretta del prete prende il nome dai caratteristici frutti, che assomigliano ai vecchi copricapi indossati dai preti, appunto.
In autunno gli arbusti lungo le strade si colorano di rosa, colmi di bacche mature. Ingerite causano un grave avvelenamento. Vengono usate come insetticidi.



Clematis Vitalba, rampicante irritante al contatto
La Clematis Vitalba è un rampicante facilmente riconoscibile dai suoi frutti, o achemi. Ciuffi bianco-argentati, che assomigliano vagamente ai soffioni e che restano fino alla primavera successiva. Velenosi se ingeriti, provocano anche irritazioni cutanee al contatto.
È considerata una pianta infestante del bosco. La vitalba, infatti, aggredisce e soffoca la vegetazione arborea.

rifacciamoci la bocca con dei buoni e salutari frutti di bosco

continua... 

Fotografrie dal bosco:

colori del bosco bacche velenose creature del bosco fotografie

foto scattate con una Samsung EX1 e una Fujifilm FinePix Z100fd

giovedì 1 novembre 2012

Foto dall'orto, terza puntata: cotogni per la marmellata, pomodori verdi che maturano al sole, rapanelli, carote...

I primi freddi autunnali e le precipitazioni di ottobre non fermano la produzione dell'orto. I pomodori si possono staccare dalla pianta per riporli al sole a maturare, si raccolgono i meli cotogni per fare la marmellata, e poi i rapanelli e le carote gialle e infine l'uva fragola dalla vigna.


Il melo cotogno: ideale per la marmellata


Melo cotogno. Frutto peloso, millenario, sacro alla dea Afrodite. È maturo, ma bisogna aver coraggio per mangiarselo così. Al massimo si può rosicchiare la buccia, come fanno gli animali selvatici, tipo il tasso, la volpe, il sottoscritto... Battute a parte, con il cotogno si realizzano marmellate formidabili.

Preparare la marmellata di cotogno - ha ragione la mamma - è come mescolare la polenta. Un impasto giallo, così duro che si fa quasi fatica. Nota positiva: il cotogno cotto rilascia un intenso profumo di miele. Poi si aggiunge un goccio di limone e lo zucchero, che fa prendere alla marmellata di cotogno un bel colore arancione.


Pomodori fuori stagione, farli maturare staccati dalla pianta:
il pomodoro matura in circa due settimane, esposto al sole qualche ora al giorno
Se il sole e la temperatura si abbassano troppo, bisogna staccare i pomodori verdi dalle piante nell'orto e metterli alla luce. Matureranno lo stesso, con un po' di pazienza... Nella foto in basso a sinistra si nota la pianta di pomodoro nel vaso (sopravvivrà all'inverno?).

Rapanelli e carote gialle dall'orto: 
Le precipitazioni abbondanti di ottobre hanno ingrossato per bene gli ortaggi da radice, come i rapanelli e le carote gialle. I rapanelli sono stati seminati dove stavano le cipolle (con la pianta spontanea di mais, vedi puntata precedente). I rapanelli sono una verdura che ho rivalutato: tagliati sottili sottili e conditi sono molto particolari. Da provare. Niente da dire sulle carote gialle. Fanno bene, sono buone, che volete di più?


Uva fragola: la vigna del papà

Anche la vigna fa la sua bella figura nell'orto, richiedendo solo uno stretto lembo di terra. Sviluppandosi sopra a un apposito sostegno, creerà una volta verde, suggestiva e carica di piche di uva. Uva fragola. Rispetto a quella degli impianti intensivi, non marcisce dopo qualche giorno di pioggia, non è piena di muffe, non è aspra. È dolcissima.
Davanti a una pica di uva con metà degli acini verdi (foto a sinistra), diventa quasi un dovere morale mangiare subito quelli maturi. Se tutti i doveri fossero così piacevoli...

fichi, nocciole e uva fragola: merenda a chilometro 0, anzi, chilometro 0,010..

Foto dall'orto:
frutta e verdura fresca patate, zucchine... l'orto in ottobre e in novembre vangare l'orto