Vignetta trovata sul web |
Anzi, sarebbe da presuntuosi avere la risposta, spacciandola per risolutiva. Un tempo c'era una soluzione molto pratica: la rivoluzione, il popolo coi forconi che sovvertiva l'ordine costituito. Insomma, altro che elezioni, le crisi finivano nel sangue, nelle guerre civili, e i detentori del potere si accollavano il rischio di finire sul patibolo se tiravano troppo la corda. Col progredire della civiltà, col diritto di voto, tale usanza è finita sui libri di Storia. Per fortuna, sottointeso, io mica stavo alludendo a chissà che cosa(1).
Domanda più che lecita: il governo adesso c'è ancora, c'è il Parlamento e c'è il Senato, perché diavolo non risolvono i problemi? Perché i problemi sono funzionali alla campagna elettorale, fanno loro comodo per tenere i cittadini sulle spine. Ogni partito vi garantisce di risolverli nel migliore dei modi, nel tempo, così l'elettore è costretto a dar loro una fiducia continuativa. Si viene a creare una sorta di fidelizzazione del cliente, che suona più come un ricatto che altro. Non è che ci sia tutta questa maliza nel politico, questa è una prassi consolidata, è la stessa adottata dal top-manager-super-direttore, che vive nella sua dimensione col suo stuolo di servitori e mica risolve i problemi con tempestività, ma confabula coi suoi partner di tutt'altro.
Alla fine di tutta questa disamina, direte voi, tira fuori il nome, oppure la lista da votare. Eh no, così finirei nella mediocrità, nei comizi bislacchi dei mercanti ambulanti che infine vi propinano un qualcosa di miracoloso. Io la risposta non ce l'ho, posso soltanto cocludere con una belissima canzone di Gino Paoli. Ci sta.
1 So che se alludo a rivoluzioni, lampeggia una lucina in qualche centrale operativa digos.