Blog parallelo

venerdì 31 ottobre 2014

Seminare la zucca violina comprata al supermercato

Zucca violina
Negli ultimi tempi mi fanno seminare qualche seme di zucca marina (di Chioggia), solo che tra lumache e incuria non ho mai raccolto niente. Così lo scorso inverno ho prelevato un po' di semenza da una strana zucca gialla allungata (e molto buona cotta al forno) comprata al supermercato. Allora non sapevo come si chiamasse (pensavo fosse la zucca marina), ma adesso so per certo che si tratta della zucca moscata violina liscia (o butternut per via del colore della buccia nocciola chiaro). Appartiene alla specie Cucurbita moschata.
Semi di zucca fatti svernare, seminati in serra a fine maggio e trapiantati quando la temperatura si è fatta gradevole, in un angolo di terra vicino alla riserva d'acqua piovana. Nella foto (fine giugno) le due piante hanno ben attecchito.

Fioritura. Verso metà luglio le piante superano i due metri di altezza, arrampicate sulla pergola del kiwi con l'aiuto dei viticci. Si vedono i primi boccioli e, tempo qualche giorno, grandi fiori gialli spuntano qua e là. Dietro quelli femminili si notano già le piccole zucche violine, di colore verde. Dentro un sacco di formiche, magari impollinano anche loro.



Maturazione dei frutti, fine luglio ai primi di settembre. La posizione strategica vicina ai bidoni d'acqua piovana quest'anno si rivela inutile, viste che piove così tanto da rendere le irrigazioni quasi superflue. Le piante di zucca violina crescono a dismisura, e anche i frutti crescono voluminosi, a forma di pera. La forza di gravità fa assumere loro una curiosa forma allungata, a forma di violino appunto. Scopro che la zucca violina o butternut viene proprio coltivata a livello industriale per l'alta produttività delle piante.


Per evitare danni ai frutti ho usato un po' di paglia. In questo caso per creare un cuscinetto che li separi dal fil di ferro.

A ottobre le piante muoiono e le zucche violine mature restano appese, dondolanti come campane. Arriva il momento di tagliarle via prima che il vento forte faccia disastri. Mature dovrebbero essere mature. Leggo che si conservano per mesi e mesi, a discapito dell'acqua contenuta. Non mi resta che assaggiarle.
Avevo piantato diverse piante anche a Cadine, ma, fra ombra e ladri, ho rimediato solo due zucche (quella fuori dalla cassetta e un'altra al sole a maturare). Altre due, più belle, sono state trafugate (scippo con strappo, a danno della pianta) e altre due ancora si sono spaccate per l'umidità eccessiva (magari una di queste due la assaggio cruda).

martedì 28 ottobre 2014

Rimedi per le noci malate dal mallo nero: provo la trappola per mosche

Questa foto avrà del miracoloso, ma premetto subito che gli effetti delle trappole per mosche realizzate con le bottiglie sono stati blandi. Colpa mia, che ho appeso le trappole ai rami troppo tardi. Il mallo di molte noci è diventato nero anche quest'anno, compromettendo il gheriglio all'interno del guscio. Stessi sintomi di un paio di anni fa, leggermente migliorati per l'estate fredda che ha ingannato i parassiti.

Perché qui si ha a che fare con la mosca della noce (o Rhagoletis completa) parassita che depone le uova nel mallo verde delle noci ai primi di luglio. Il mallo, mezzo divorato e marcio, cade a terra e qui le larve della mosca svernano, pronte a ricominciare da capo.
Come bloccare questi parassiti? Non esiste ancora alcun trattamento specifico, quindi ho provato le trappole per mosche con la bottiglia. Ho evitato le trappole cromotropiche: troppo generiche, neutralizzano anche un sacco di insetti utili, come le api. La trappola specifica per le mosche è una bottiglia appesa ai rami (da due a quattro per pianta) munita di aperture, contenente una sorta di imbuto (vedere foto sopra) e... pesce marcio. Sì, il pesce marcio attira solo le mosche. Il pesce è immerso in una mistura di ammoniaca al 5% (non profumata) e acqua.

Il funzionamento è molto semplice: la mosca entra nella bottiglia, attratta dall'odore del pesce, supera l'imbuto interno e, stordita dai vapori dell'ammoniaca, non riesce più a uscire.
Nel giro di tre mesi scarsi si è accumulato qualche centimetro di mosche morte in fondo a ciascuna bottiglia. Cosa farne ora? Secondo me si può smaltire tranquillamente nel terreno, considerando che l'ammoniaca è un ingrediente molto comune in diversi concimi.

La trappola ha funzionato o no? Purtroppo non ho appeso queste trappole in tempo. Mi spiego meglio: il pesce ha impiegato un po' a marcire e nel frattempo la mosca della noce ha potuto deporre le uova senza distrazioni. Le bottiglie vanno appese molto prima, addirittura in primavera, volendo posizionate prima sui ciliegi e sugli altri alberi da frutto a rischio e infine sui noci.
E poi ripeto: non sono specifiche per questa mosca, si tratta di un rimedio generico.

Il miglior rimedio disponibile al problema della noci nere resta la prevenzione. Se si raccolgono da terra tutti i malli, infatti, le larve non riescono a trasferirsi nel terreno per svernare. Così mi sono rimboccato le maniche e ho separato:
1- le noci sane dal guscio già pulito
2- le noci sane ma sporche
3- le noci bucate e compromesse dalla larva.

criteri per scartare le noci
Le noci integre le ho messe ad asciugare al sole, lavando prima solo quelle sporche. I frammenti di mallo sono finiti nel composter e le noci scartate le ho rotte subito. I gherigli sani da una parte e quelli morsicati (comprensivi di ospite) nel mangime delle galline.



Una maniera sbrigativa per pulire le noci col mallo nero e marcio è metterle in una cassetta forata, immergere il tutto nell'acqua e poi agitare vigorosamente. Ripetere l'operazione finché tutte le noci non saranno pulite.
Prima si raccolgono e si mettono ad asciugare le noci e meglio è. Nonostante le trappole non abbiano funzionato a dovere, devo dire che quest'anno il raccolto è stato abbondante. Sicuramente parte del merito ce l'ha avuta il tempo inclemente con i parassiti, ma mi piace credere che l'altra parte sia dipesa dalla raccolta minuziosa dell'anno scorso.
Volevo piazzare un paio di galline vecchie sotto al noce, in modo da fare piazza pulita delle larve, ma me le hanno portate via...
se si interviene per tempo salveremo parecchie noci dalla muffa
le noci malate con il mallo nero, 2012

la trappola per noci non funziona, 2015

domenica 26 ottobre 2014

Diario di un cercatore di nomi di funghi, anno 2014

Ma le brise che cavolo di funghi sono? Da perfetto ignorante me lo domando sempre quando le sento nominare. Poi ho realizzato che in dialetto trentino veneto brisa significa porcino, il fungo mangereccio per eccellenza. Un fungo quasi leggendario, visto che in tutti questi anni di passeggiate nei boschi non l'ho proprio mai visto...
Non sono portato per i funghi, nel senso: buoni sono buoni, ma valli a trovare quelli buoni! E anche se li trovi, dando per scontato che non li confondi con qualche varietà velenosa somigliante, devi pure saperli cucinare alla perfezione! E non voglio nemmeno tirare in ballo le radiazioni, i metalli pesanti assorbiti e tutte le larvette che capita di trovarci dentro.
Tuttavia, quest'anno, qualche uscita con la cesta l'ho fatta lo stesso, ovviamente in compagnia dell'esperto, mio papà.
Seguono le foto dei funghi rinvenuti dal sottoscritto tra la fine agosto a la fine ottobre, nei boschi trentini. Con relativi nomi dialettali. Ahem.


Funghi "del pino"
Commestibili, buoni. Il color arancione è il loro tratto distintivo.


Finferlo e "capellone" (mazza di tamburo)
Commestibili entrambi, pregiato il finferlo. Giallo, dal bordo frastagliato come cresta di gallo (si chiamano anche galletti per questo motivo?). La mazza di tamburo lo si mangia o mescolato con altri oppure impanato.

Chiodini, "della ciocca", "del morar"
Se il raccolto è magro, basta fare un salto nel giardino del vicino! Lì un tempo crescevano i morari, i gelsi, e oggi emergono i funghi chiodini. Quelli piccoli son finiti nel risotto, quelli grandi di solito sono guasti. Tutti sono un po' viscidi.

Funghi color del pane (come si chiamano?)
Ditemi voi se non somigliano rispettivamente a una pagnotta dorata e una strana piadina splamata sull'erba. Commestibili a patto di venir mescolati cogli altri funghi, forse perché non san da niente. Meglio che niente.

Stecchino bruno
Sembra ricoperto dalle squame di una vipera. Visto durante la festa in malga, mi han detto che non è commestibile. Poi ho controllato e dicono che invece lo sia, bisogna solo essiccarlo. Si consuma in polvere, come una spezia? Complicato...

Funghi sconosciuti, guardare e non toccare. Suggeritemi i loro nomi tramite un commento, grazie mille:
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DIARIO DI UN CERCATORE DI NOMI DI FUNGHI - 2015

lunedì 20 ottobre 2014

Coltivare grandi carote nella terra mescolata alla segatura

Di questi tempi le carote seminate nell'orto restano piccole e corte. L'acqua e la luce solare (indispensabili) non mancano, il motivo vero sta tutto nella terra che, nonostante venga vangata ogni anno, si ricompatta troppo in fretta. Troppo argillosa, che ostacola lo sviluppo della radice.
Quindi questa primavera ho fatto due esperimenti distinti:
1. ho seminato le carote nella terra vangata due volte e mischiata a segatura
2. ho trapiantato le carote nella terra vangata mischiata a sabbia.
E, come vedete a lato, qualche carotona finalmente è venuta.

Maggio: seconda vangatura e semina. Perché con la segatura? Come avevo spiegato qui, la segatura si può definire un concime a lentissimo rilascio, quindi in pratica non concima. Però ha un pregio notevole: quello di ammorbidire la terra, rivelandosi un toccasana per quella del nostro orto, troppo argillosa. Ci saranno stati 5 centimetri scarsi di segatura sulla striscia d'orto dove dopo ho seminato le carote, ma credo che un po' di più facciano giusto bene.
Subito dopo ho proceduto con la semina.



Maggio-giugno: semina nelle vaschette e trapianto
Nella serra intanto ho seminato le carote nelle vaschette da trapianto. Estrarre integre le piantine si rivela sempre un disastro (andrebbe meglio qualcosa di usa e getta come il tubetto della carta igienica), ma almeno avrò la comodità di trapiantare le piantine dove voglio, rispettando le distanze corrette. Germinazione totale... il prossimo anno seminerò con moderazione. La destinazione di queste carote è un angolo di terra mescolata a sabbia. Anche quest'ultima dovrebbe compensare la compattezza del terreno.

Luglio: diradare le carote seminate
Le carote seminate nella terra piena vanno diradate (qui si dice schiarite). Col senno di poi dovevo farlo prima, ma fino a qualche giorno prima crescevano al rallentatore (e continuavano a rinfacciarmi della segatura) e solo all'ultimo momento scatta la brusca accelerazione. Una fitta giungla che bisogna diradare, altrimenti sottoterra le piccole radici delle carote si fanno troppa concorrenza e non crescono a dovere. O si aggrovigliano tra loro (foto). In ogni caso, le carote estratte sono lunghe e belle diritte, buon segno: la terra con la segatura è rimasta morbida.

Le carotine estratte sono ottime da mangiare, ma alcune le ho trapiantate dove c'era posto, con l'accorgimento di tagliare via le foglie più grandi.


Settembre: alcune delle carote seminate nella terra con la segatura sono cresciute a dismisura.
Le carote da estrarre dalla terra si riconoscono al volo, sporgenti come sono. In questo caso ne ho estratta una che non è una carota, ma una sciabola di quasi trenta centimetri di lunghezza, in pratica tutto lo spessore di terra vangata. C'è da dire che non tutte le carote hanno raggiunto queste dimensioni.
Voglio sottolineare anche che non è stato merito delle piogge continue. L'acqua ingrossa sì la radice, ma non la fa allungare di certo. Anzi, troppa acqua genera carote corte e grosse, che non sentono il bisogno di andare giù fonde.

Le carote trapiantate nel terreno mescolato a sabbia sono rimaste corte. Idem quelle trapiantate in seguito al diradamento. Il trapianto, quindi, insieme al tipo di terreno, pregiudicano lo sviluppo delle carote.

Bruco sulla carota. Le lumache ci hanno scavato dentro gallerie...

Dopo tutto questo lavoro, conservare le carote è un altro aspetto importante. Si possono lasciare nel terreno finché non gela, altrimenti vanno tenute in un luogo fresco e umido, esattamente come le pastinache.
Da ricordare infine che anche le foglie delle carote (se non trattate) sono commestibili. Anzi: contengono ancora più principi nutritivi della radice. Da consumarsi prive del gambo e tritate fine fine in insalata o cotte.