Blog parallelo

giovedì 18 ottobre 2018

Sui ponti ci vuole la data di scadenza

Bella chiara, ben leggibile sui tabelloni luminosi posti alle estremità. Eppure il traffico se ne sbatterebbe altamente lo stesso:
"Ponte scaduto", vignetta fatta col senno di poi

Premesso che certe grandi opere mi dan l'idea di essere state innalzate con troppo ottimismo (detta in altre parole: vengono giù con uno sputo) e che i ponti dei Romani non li fanno più (a dirla tutta anche i ponti dei Romani son crollati, son giunti fino a noi quelli più robusti), prendo atto che una soluzione ardita come il ponte Morandi nel contesto genovese ha, aveva, un suo perché. I viadotti son l'unico modo per transitare velocemente da un punto A a uno B senza volare. Sono pratici.
Rischiano di crollare, ma sono pratici.
Le amministrazioni fan controlli su controlli per mettersi il cuore in pace e rassicurare i contribuenti, fanno controlli perché costruire un ponte nuovo costa immensamente di più che eseguire la manutenzione di routine su quello vecchio. E intanto gli anni passano, il calcestruzzo si scrosta, le armature esposte si corrodono; la tortura delle sollecitazioni del traffico non si ferma un secondo, il peso del traffico s'incrementa nel tempo... fino al patatrac.

Io dico che sui ponti servirebbe la data di scadenza, bisognerebbe sbatterla in bella vista, perché i cittadini se ne dimenticano, non danno importanza a questo dettaglio se devono tornare a casa di corsa a guardare la partita di calcio o la gara di formula uno. Se poi tale accorgimento non servisse a nulla (basta pensare alle foto dei danni provocati delle sigarette che non fanno né caldo né freddo ai fumatori), perlomeno potremmo rivalerci della fatidica sentenza:

ve l'avevo detto!

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