Il badile, lo rimarco per la terza volta, ha il pregio di essere affilato ed inclinato, il che m'aiuta nella vangatura rispetto alla tradizionale forca di famiglia.
Ad ogni modo, vango un pezzetto al giorno (per mezzo orto ci ha già pensato mio fratello), dacché i postumi dell'operazione si fanno sentire.
Parola d'ordine: cautela.
Rispetto alla zappa, il rastrello lavora una porzione di terra più larga, ma meno profonda. Per l'erbetta va bene. Così facendo, tuttavia, i "rebbi" ne risentono, finendo col deformarsi
Con della resina di larice ho stuccato meglio che potevo tutte le ferite del gelso nero. La sua corteccia s'era aperta in più punti.
Arriva l'ora di svuotare le pseudo-compostiere di casa: il cassone che ha raccolto gli scarti dell'orto, della cucina (e la cenere) e il bidone riempito di fogliame dei noci e sfalci d'erba. Si può notare quanto il primo compost sia decisamente più compatto, anche se pieno di lombrichi rossi, molto preziosi. Finisce tutto nell'orto, a carriole. Il secondo compost, invece, va a concimare piccoli frutti, noccioli e fichi.
Buona notizia: le piantine seminate di gojj han superato bene l'inverno (perché mite) nella serra (fredda). E' ora di travasarle, anche se forse è un pelo tardi, essendo già germogliate.
febbraio 2018 - CRONACA BRUNA - aprile 2018
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