Zingaretti VS Salvini, si preannuncia una sfida epocale tra diminutivi nella democrazia televisiva italiana. Già tra diminutivi, perché i pesi massimi della politica passata, quelli col suffisso -oni, oramai son ridotti a dinosauri estinti o in via d'estinzione.
Salvini è il diminutivo di salvi, dacché la mission dichiarata dal vice-premier è metter in salvo, con le ruspe, il popolo italico. Nomen omen, si diceva un tempo. Lecito chiedersi, se mai costui riuscirà a mettere in salvo tutti quanti, che motivo avrà di governare ancora. Al che si prospetterà lo spettro della strategia della tensione.
Zingaretti, invece, è il diminutivo di... sì, insomma, l'avete capito, degli antagonisti delle ruspe! Coincidenze? Non credo (tono alla Kazzenger). Ammetto la mia ignoranza: l'unico Zingaretti che conoscevo prima delle ultime primarie, di vista, era l'attore del Commissario Montalbano e questa somiglianza, questa buona impressione riflessa, può giocar a vantaggio del suo fratello minore.
In fondo è proprio la televisione a far emergere i rappresentanti, ad entrare di prepotenza nelle case italiane, a manipolare l'opinione pubblica. Per questo la chiamo democrazia televisiva. Senza una televisione obiettiva e superpartes che informa il cittadino senza doppi fini, non si vive in una vera democrazia, le campagne elettorali non saranno mai sportive. Se fossi Mattarella, per dire, alcuni telegiornali e alcuni programmini politici li oscurerei, tanto son faziosi. Tanto sono falsi. Tanto prendono per i fondelli il telespettatore.
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