Blog parallelo

sabato 26 settembre 2015

Talea di fico nero: primi frutti al terzo anno

A tre anni dalla messa a dimora, il fico nero a casa ha dato frutto. Un ottimo segno, vuoi per la vigoria ereditata dalla pianta originaria, vuoi perché l'ho viziato concimando abbondamente e non facendogli mai mancare l'acqua.
La talea gemella nel campo a Cadine, difatti, ha avuto meno attenzioni e, sensibile alle frequenti settimane secche (o addirittura mesi secchi), frutti non ne ha ancora fatti.


Bozzolo di macaone sul tronco del fico nero

Nota: questa varietò di fico nero fruttifica una sola volta all'anno e la pezzatura dei frutti non è delle maggiori, al contrario del leggendario fico verde al di là dell'orto:

 
Lo sanno bene le vespe e le api che due volte a estate si ingozzano di fichi.

PARTE 2 - TALEA DI FICO NERO - PARTE 4

sabato 5 settembre 2015

Z per Zaccaria, il survival sentimentale

Da tanto tempo non recensivo un film semisconosciuto che non so nemmeno quando e se uscirà tradotto in lingua italiana. Però Z per Zaccaria merita due righe. Francamente il titolo non l'ho compreso pienamente (presumo c'entri l'omonimo profeta), rimandi a V per Vendetta non dovrebbero essercene in ogni caso (uso il condizionale perché il secondo film non l'ho visto...).
Z per Zaccaria è un film drammatico, un survival che deraglia nel sentimentale.


Introduzione in breve. Il pianeta viene devastato da un'apocalisse nucleare e i pochi sopravvissuti regrediscono di almeno un secolo. Ann, una giovinetta americana tuttofare, porta avanti la sua amena fattoria immersa in una valle rimasta incontaminata dal fallout radioattivo per puro miracolo. Tutta sola riesce a cacciare, pescare, coltivare, tenere in ordine la casa, leggersi tonnellate di libri, suonare nella chiesetta... insomma è una dura.
Ecco che entra in scena un secondo sopravvissuto, Loomis, che vaga con le sue strumentazioni. Si tratta di uno scienziato, un lavoratore serio e responsabile, ma che sotto sotto nasconde un lato inquietante. I due sopravvissuti si trovano, si piacciono e potrebbero vivere felici e contenti, ma capita l'immancabile imprevisto...
Fa la sua comparsa Caleb, il classico figo dagli occhi ipnotici, sopravvissuto in miniera, che presto entra nelle grazie di Ann...
Il resto lo scoprirete da soli.



Finalmente le due righe di recensione. Z per Zaccaria si vede che è tratto da un romanzo (omonimo): ricco di allusioni velate e di punti oscuri, che scorre placido e non tormentato dagli effetti speciali. L'ho apprezzato proprio per questo, un survival calmo senza zombie paurosi o spargimenti di sangue. Un po' come Contagious (Maggie) con A. Schwarzenegger (dovevo fare una recensione anche su questo film, ma ce ne sono già decine...).
Tuttavia il set poteva essere più lugubre, un po' come la locandina in cima all'articolo, per dire. Così com'è ora ci sono troppi colori, troppa luce. Magari è realistico, magari ho visto troppe foto di Chernobyl, ma non sono riuscito a respirare l'atmosfera di una catastrofe nucleare.
Quindi non un capolavoro di film, ma un buon tentativo.

venerdì 4 settembre 2015

Confettura di corniole con mele acerbe. Errore da non ripetere

Mele acerbe per addensare la confettura di corniole. Gli anni passati prendevo alla lettera la ricetta e mi compravo un paio di mele verdi al posto della pectina in polvere. Poi ho realizzato che con verdi intendevano acerbe, allora stavolta mi sono procurato un bel po' di mele selvatiche. Verdissime ma anche asperrime (asprissime suonava meglio...). Come sarà venuta fuori la confettura di corniole?

Le mele acerbe per rapprendere rapprendono eccome. Guardate la foto. Tagliate a quadratini e frullate insieme alla corniole, snocciolate a mano e già asciutte di loro.
Le origini dell'aspro misfatto. Sapevo che quelle mele selvatiche tiravano la bocca: all'inizio volevo bollirle per conto loro con il limone per procurarmi un po' di pectina da mettere da parte. D'altronde era ancora presto per accendere la stufa e non volevo tenere acceso il fornello per una giornata intera...
Ecco quindi che prende piede la scellerata decisione: mescolare tutto sperando che la cottura smorzi il sapore dei frutti acerbi.

Per il resto la preparazione della confettura di corniole va benone. Spostata dalla pentola alta alla teglia per mescolarla meglio e asciugarla prima (con lo zucchero torna allo stato semi-liquido). Fatta bollire e poi lasciata riposare col fornello spento, per tre o quattro volte di fila. Assaggiata calda, prima di venire invasettata, pare buona.
Assaggiata fredda, ahimè, tira un po' la bocca.

Confettura di corniole asprigna, quest'anno ci si deve accontentare. Le altre poche corniole sopravvissute alla siccità preferisco mangiarle crude, preziose come sono (e fra l'altro fanno un sacco di bene).
Se poi, col passare dei mesi, il sapore cambia (un po' come la confettura di cachi) provvederò ad aggiornare l'articolo.

2014 (e mele cotogne) - CONFETTURA DI CORNIOLE - 2015 (asprigna)