Z per Zaccaria è un film drammatico, un survival che deraglia nel sentimentale.
Introduzione in breve. Il pianeta viene devastato da un'apocalisse nucleare e i pochi sopravvissuti regrediscono di almeno un secolo. Ann, una giovinetta americana tuttofare, porta avanti la sua amena fattoria immersa in una valle rimasta incontaminata dal fallout radioattivo per puro miracolo. Tutta sola riesce a cacciare, pescare, coltivare, tenere in ordine la casa, leggersi tonnellate di libri, suonare nella chiesetta... insomma è una dura.
Ecco che entra in scena un secondo sopravvissuto, Loomis, che vaga con le sue strumentazioni. Si tratta di uno scienziato, un lavoratore serio e responsabile, ma che sotto sotto nasconde un lato inquietante. I due sopravvissuti si trovano, si piacciono e potrebbero vivere felici e contenti, ma capita l'immancabile imprevisto...
Fa la sua comparsa Caleb, il classico figo dagli occhi ipnotici, sopravvissuto in miniera, che presto entra nelle grazie di Ann...
Il resto lo scoprirete da soli.
Finalmente le due righe di recensione. Z per Zaccaria si vede che è tratto da un romanzo (omonimo): ricco di allusioni velate e di punti oscuri, che scorre placido e non tormentato dagli effetti speciali. L'ho apprezzato proprio per questo, un survival calmo senza zombie paurosi o spargimenti di sangue. Un po' come Contagious (Maggie) con A. Schwarzenegger (dovevo fare una recensione anche su questo film, ma ce ne sono già decine...).
Tuttavia il set poteva essere più lugubre, un po' come la locandina in cima all'articolo, per dire. Così com'è ora ci sono troppi colori, troppa luce. Magari è realistico, magari ho visto troppe foto di Chernobyl, ma non sono riuscito a respirare l'atmosfera di una catastrofe nucleare.
Quindi non un capolavoro di film, ma un buon tentativo.
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