Resomi conto della malefatta, ho riposto il quadrifoglio nella terra e così è campato ancora per un mese.
Parentesi: cucinare i trifogli. Ne ho raccolti un po' per (provare a) mangiarli. Non sono male come sapore, i gambi però sono rimasti duretti, bisogna masticarli a lungo come un ruminante. Dovevo farli bollire di più forse, solo che stavano diventando marroni. Meglio cuocere solo le foglioline, o ancora meglio i fiori se ci sono.
Tra i trifogli scopro il quadrifoglio, mezzo appassito ormai.
Non perdo tempo, infilo subito il suo gambo nella terra bagnata. Il trifoglio è un'erba molto ostinata, magari riesce a radicare nuovamente.
Passano i giorni e il quadrifoglio è ancora vivo: orienta infatti le foglie verso la luce solare. Di notte invece si richiude in se stesso. Mantengo la terra umida.
Tuttavia la mancanza di radici fa inchinare pericolosamente il quadrifoglio. Solo l'apporto di acqua lo fa risorgere ogni volta.
Il gambo va ingiallendosi e travaso il quadrifoglio in un vasetto più fondo. Noto che ancora non ha radicato.
Lentamente anche le foglie perdono il colorito verde e, dopo un mese abbondante, il quadrifoglio non ce la fa più e muore. Per curiosità lo estraggo dal terreno e scopro che era riuscito a radicare, anche se non in tempo. Con un briciolo di speranza rinnovata rimetto le radici nella terra, ma ormai non cresce più nulla.
Tanto, fosse ricresciuta una nuova piantina, sarebbe stata un comune trifoglio. Col senno di poi dovevo spruzzare l'acqua sulle foglioline, avrebbe sicuramente giovato alla pianta menomata.
Nessun commento:
Posta un commento