Blog parallelo

mercoledì 10 agosto 2016

Il concorso di corsa

No, non ho fotografato l'interno del palaghiaccio di Trento con la didascalia sono in pista senza pattini e soprattutto senza aver pagato il biglietto, giacché era vietato tenere il cellulare acceso, pena l'esclusione, e non volevo nemmeno dar visibilità a tutti quegli sponsor che grazie all'accoppiata sport e social network s'insinuano ormai dappertutto.
Il palaghiaccio, dicevo. Una sede quantomai scomoda per una preselezione di un concorso pubblico. Contavo di raggiungerla a piedi, tramite un'apposita scorciatoia (immortalata in foto), ma il solleone di ferragosto mi ha fatto preferire il piccolo autobus A. Preso al volo in piazza duomo, come vuole la mia tradizione di centometrista, e arrivato a destinazione in via fersina con uno scarto di due minuti appena sull'orario indicato.
Durante l'eterno tragitto l'unico teso a bordo in pratica ero io: tutti gli altri, provenienti da mezza Italia a sentir gli accenti, sapevano già che i concorsi pubblici son pieni di tempi morti. Questo non ha fatto eccezione.

Pienone all'entrata, lecito guardarsi intorno col nervosismo tipico di chi sente ai telegiornali che un attentato su tre colpisce i cadetti delle forze dell'ordine, ghiotto bersaglio quando son ammassati.
Abuso di fantasia, lo so, devo dedicarmi di più ai romanzi d'azione (magari i turni di vigilanza notturna si rivelano una manna per l'ispirazione, sulla falsariga di un noir scritto anni fa).
Lì per lì mi chiedevo cosa diavolo ci facevano tutti questi non-trentini a un concorso per vigili urbani del comune di Trento. Già io che son residente conosco sì e no metà delle vie, figuriamoci loro! Avranno bisogno di un ambientamento accellerato alla Matrix... Poi, però, ho realizzato che forse forse è meglio non abitare da queste parti per mettere in riga i famosi abitanti di piazza dante. Meglio non avere legami in loco, se cominci a giocar a guardia e ladri con certa gente che poi inizia a guardarti storto.
D'altronde io 'sto concorso devo provarlo per forza di cose: il mio curriculun preme nella sua direzione in nome della coerenza e i miei famigliari premono perché io trovi una retribuzione stabile... insomma, date queste premesse, dovrebbero essere tutte rose e fiori. E invece no. Il fine ultimo di questo dispiegamento di vigili urbani è mettere una pezza a un problema d'integrazione mal riuscita, anziché risolverlo alla radice; si tratta giusto di un contentino rivolto a quei cittadini resi isterici e ansiosi da un'informazione manipolata dall'una o dall'altra fazione politica.

C'è un progetto molto chiaro in chi propende per l'accoglienza degli immigrati, un progetto a lungo termine che richiede un'adeguata elasticità mentale. Potrei definirlo un progetto di bio-ingegneria-sociale, in parole povere incrociare e rimescolare latte e caffè per ottenere quel caffelatte che piace tanto negli altri continenti. Basti pensare al fascino delle/i brasiliane/i. Certo, occorre portare pazienza, i risultati non saranno visibili in questa generazione.
Vorrei inoltre far notare che non esistono persone di razza: nel corso dei millenni ogni terra del pianeta è stata invasa, alle spese delle popolazioni autoctone. I popoli che hanno originato dialetti o addirittura regioni, in tempi immemori sono migrati a loro volta. Da quel che so io, i Reti tirolesi sembrano legati agli Etruschi e gli Etruschi provengono dal Medio Oriente; si dice persino che i Veneti provengano addirittura dall'attuale Romania, ma forse è meglio proferire sottovoce queste teorie... L'indiscutibile fascino delle donne mediterranee deriva dagli scambi millenari tra le genti europee e quelle nordafricane, ect ect ect. Fine delle digressione.

Tornando in tema, piuttosto dei vigili urbani, pochi e poco incisivi, avrei preferito dei mediatori culturali a sistemar le cose in piazza dante. Indossare la divisa e farsi prendere a sputi per far contenti gli amministratori e qualche residente isterico non è proprio il massimo. Io pattuglie ne ho fatte, sia chiaro, ma tra piastroni antiproiettile ed elmetto ero corazzato come una tartaruga e a tracolla portavo un fucile d'assalto. Addobbato così, se intimavo l'alt, chiunque mi prendeva sul serio. Non credo che un vigile col suo casco coloniale e il fischietto possa fare altrettanto. Il ruolo del vigile urbano sarà anche coerente all'incarico, ma non sortirà mai l'effetto deterrente di un carabiniere o di un agente di polizia.
Dimenticavo: riportare gli immigrati a casa loro non si può. Il paragrafo precedente sull'integrazione non è frutto della mia fantasia.

Dopo tutta questa noiosa disamina, il test di pre-selezione al palaghiaccio si è rivelato più ostico del previsto. Temo abbiano prevalso il fior fiore di giuristi accorsi da mezza Italia.
Al ritorno ho evitato l'autobus A (ci saranno stati cinquanta candidati col bagaglio che lo aspettavano), preferendo la sopracitata stradina (me l'ha insegnata a suo tempo un autista). Io adoro queste scorciatoie pedonali nascoste, questi scorci urbani che solo chi fa jogging può conoscere, però non vi dico che puzzo c'era questo pomeriggio. Mi è parso di passare accanto ai fanghi di un depuratore tanto era ammorbata l'aria, finché non sono uscito in via degasperi e ho letto sulla facciata dello stabilimento: Trento Frutta.

Nessun commento:

Posta un commento