Aggiustare la cerniera lampo (o zip) doppia è quasi uno scherzo. Rispetto alla cerniera lampo tradizionale, infatti (che è singola), abbiamo due cursori anzichè uno solo. Quindi basta invertirli per risolvere il problema. Vediamo il procedimento passo passo.
In fondo, per confronto, come riparare una cerniera singola, ma solo parzialmente.
Situazione di partenza: il cursore superiore della cerniera doppia si è spezzato. Sembrava metallico, invece si tratta di lega. Rimetterlo in sede tra la catena di denti e poi incollarlo si rivela inutile: non resiste più alla nostra trazione e si spezza di volta in volta.
Un secondo rimedio, più valido, è sostituire il cursore spezzato originale con uno dalle dimensioni più simili possibile (meglio dello stesso colore). Tuttavia, se le dimensioni non corrispondono, chiudere la zip diventerà molto arduo. Nel mio caso questo sistema è durato diversi mesi (la cerniera si chiudeva a tentativi), ma ora i denti non vogliono proprio incastrarsi più tra loro. La cerniera mi resta aperta.
Ho smontato il cursore originale spezzato, con l'idea di perforarlo per inserire un perno di rinforzo, così da rimetterlo insieme sul serio. Viste le esigue dimensioni e la durezza della lega, il piano naufraga sul nascere.
Tuttavia, confrontando i due cursori, mi sono reso conto che sono quasi identici: cambia solo il tiretto, cioè quella linguetta sulla quale facciamo presa con le dita. Così mi viene in mente una nuova soluzione, semplice soprattutto.
Sfilo il cursore integro dall'estremità superiore della cerniera. Occorre prima disfare la cucitura, altrimenti il cursore non può uscire. Nota: il fermo inferiore non va danneggiato.
Intanto riassemblo il cursore spezzato, incollandolo con la colla cianoacrilica.
Scambio il tiretto: basta sollevare delicatamente il componente superiore (in questo caso era solo incastrato) ed estrarlo. Dopo l'operazione possiamo richiudere usando un po' di colla.
Reinfilo nella cerniera i cursori. Prima quello incollato e poi quello integro, dall'estremità superiore. Infine provo a chiudere e a riaprire la cerniera lampo e fila tutto liscio: ora tutto lo sforzo viene sopportato dal cursore integro.
Rinforzo il cursore incollato. Se proprio temiamo che la colla non basti e che il cursore possa cedere, allora possiamo rinforzarlo con un gancetto esterno. In ogni caso, con la cerniera parzialmente chiusa non ci dovrebbero essere problemi di sorta: i denti incastrati aiutano il cursore a tenere tutto insieme.
PS: ricordiamoci di ricucire l'estremità superiore della cerniera, altrimenti il cursore potrebbe uscire dalla propria sede!
Se la cerniera della tasca dei pantaloni si rompe...
Questione ben più seria: non ci sono cursori di scorta. I denti poi si sono divaricati, sarebbe il caso di sostituire completamente la cerniera. Per darle una sistemata parziale bisogna essere drastici: aprire il fondo della cerniera togliendo la cucitura. Accostare i due lembi e infilare il cursore, ricucire infine il fondo strappato.
In questo modo la cerniera si chiuderà, ma si fermerà dove i denti sono divelti.
martedì 25 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Coltivare il rabarbaro 2: trapianto nella terra a marzo
Ho trapiantato i dieci rabarbari seminati l'anno scorso.
Perchè a febbraio le piantine sono spuntate a sorpresa dai vasetti di yogurt (ottenendo così il famoso yogurt al rabarbaro NDA) e entro marzo le ho messe a dimora nella terra piena. Dieci su dieci, devo aver comprato della buona semenza (ho altri 140 semi).
Il rabarbaro predilige il clima fresco e umido, e temo che quello di Cadine non lo sia, con le estati torride passate. Vedremo.
Primi di febbraio: i rabarbari rispuntano a sorpesa
Avevo letto che coprendo le piante con un letto di paglia si potevano ottenere delle primizie, ma non mi sarei mai aspettato che i rabarbari si risvegliassero ai primi di febbraio. La somministrazione di acqua gelida non li ha fermati ed entro fine mese i vasetti cominciavano a farsi stretti... Deduco che il freddo al rabarbaro gli fa un baffo.
Marzo: trapianto al sole?
Le otto piante più sviluppate le ho trapiantate a Cadine, che è ben soleggiato. Partivo dal presupposto che il rabarbaro avesse bisogno di tanto sole (oltre a tanta acqua). Leggo poi che lo sviluppo della pianta comincia con 5 gradi e si interrompe con temperature superiori ai 20 gradi. Ormai ci provo lo stesso, male che vada cambierò posto. I lavori di scavo comportano il restauro del muro, lo smantellamento di quelli che chiamavo vasi di roccia per le angurie e una vangata impegnativa in un terreno pieno di sassi (quelli piccoli li ho lasciati dentro).
Volevo garantire almeno quaranta centimetri di terra ai rabarbari, ma lo strato di roccia sottostante è troppo vicino. Provvederò ad aggiungere altra terra nel futuro, così da infossare le radici e tenerle più all'umido possibile. Cinque piante sono qui, il lavoro non è finito ma almeno sono arrivato a buon punto. Quando trapianto gli zucchini darò la sistemata finale.
La simpatica messa in sede di un grosso sasso nel muro di pietra:
Rabarbari sul tumulo di terra
Per le altre tre piante di rabarbaro di Cadine sono corso ai ripari, collocandole sopra un bel tumulo di terra, più all'ombra. Data anche una sistemata al muro di pietre dietro (ormai è diventato un vizio) e innalzata una sorta di barriera per tenere la terra a posto.
Qui il sole arriva solo al mattino (mi pare di ricordare che è meglio avere il sole al mattino che alla sera) e con del fieno vecchio ho realizzato una parziale pacciamatura per impedire che l'umidità del terreno evapori.
Due piantine di rabarbaro a casa
Le due piante di rabarbaro meno sviluppate le ho trapiantate qui a casa, vicino all'orto. Mentre le altre otto piante avevano saturato i vasetti con le radici, queste avevano un volume radicale di circa la metà. Forse basta portare un po' pazienza, considerando anche queste due verranno innaffiate regolarmente. Magari succede come con le angurie: gli esemplari migliori portati a Cadine non fanno nulla, quelli rimasti qui invece danno qualche frutto.
Pensare a come mangiare i gambi di rabarbaro
Premessa: bisogna fare attenzione alle foglie. Possono venire mangiate come spinaci, ma troppe fanno male per via dell'acido ossalico contenuto. Quelli commestibili sono i piccioli fogliari, ne ho masticato uno e non era male. Vanno strappati via lasciandone almeno metà sulla pianta, i migliori sono quelli autunnali. Le ricette dicono tutte di cuocerli e mescolarli allo zucchero o al miele (ottima la marmellata, di soli rabarbari o con l'aggiunta di fragole e lamponi), si possono comunque mangiare crudi tagliati fini fini nell'insalata.
Perchè a febbraio le piantine sono spuntate a sorpresa dai vasetti di yogurt (ottenendo così il famoso yogurt al rabarbaro NDA) e entro marzo le ho messe a dimora nella terra piena. Dieci su dieci, devo aver comprato della buona semenza (ho altri 140 semi).
Il rabarbaro predilige il clima fresco e umido, e temo che quello di Cadine non lo sia, con le estati torride passate. Vedremo.
Primi di febbraio: i rabarbari rispuntano a sorpesa
Avevo letto che coprendo le piante con un letto di paglia si potevano ottenere delle primizie, ma non mi sarei mai aspettato che i rabarbari si risvegliassero ai primi di febbraio. La somministrazione di acqua gelida non li ha fermati ed entro fine mese i vasetti cominciavano a farsi stretti... Deduco che il freddo al rabarbaro gli fa un baffo.
Marzo: trapianto al sole?
Le otto piante più sviluppate le ho trapiantate a Cadine, che è ben soleggiato. Partivo dal presupposto che il rabarbaro avesse bisogno di tanto sole (oltre a tanta acqua). Leggo poi che lo sviluppo della pianta comincia con 5 gradi e si interrompe con temperature superiori ai 20 gradi. Ormai ci provo lo stesso, male che vada cambierò posto. I lavori di scavo comportano il restauro del muro, lo smantellamento di quelli che chiamavo vasi di roccia per le angurie e una vangata impegnativa in un terreno pieno di sassi (quelli piccoli li ho lasciati dentro).
Volevo garantire almeno quaranta centimetri di terra ai rabarbari, ma lo strato di roccia sottostante è troppo vicino. Provvederò ad aggiungere altra terra nel futuro, così da infossare le radici e tenerle più all'umido possibile. Cinque piante sono qui, il lavoro non è finito ma almeno sono arrivato a buon punto. Quando trapianto gli zucchini darò la sistemata finale.
La simpatica messa in sede di un grosso sasso nel muro di pietra:
Rabarbari sul tumulo di terra
Per le altre tre piante di rabarbaro di Cadine sono corso ai ripari, collocandole sopra un bel tumulo di terra, più all'ombra. Data anche una sistemata al muro di pietre dietro (ormai è diventato un vizio) e innalzata una sorta di barriera per tenere la terra a posto.
Qui il sole arriva solo al mattino (mi pare di ricordare che è meglio avere il sole al mattino che alla sera) e con del fieno vecchio ho realizzato una parziale pacciamatura per impedire che l'umidità del terreno evapori.
Due piantine di rabarbaro a casa
Le due piante di rabarbaro meno sviluppate le ho trapiantate qui a casa, vicino all'orto. Mentre le altre otto piante avevano saturato i vasetti con le radici, queste avevano un volume radicale di circa la metà. Forse basta portare un po' pazienza, considerando anche queste due verranno innaffiate regolarmente. Magari succede come con le angurie: gli esemplari migliori portati a Cadine non fanno nulla, quelli rimasti qui invece danno qualche frutto.
Pensare a come mangiare i gambi di rabarbaro
Premessa: bisogna fare attenzione alle foglie. Possono venire mangiate come spinaci, ma troppe fanno male per via dell'acido ossalico contenuto. Quelli commestibili sono i piccioli fogliari, ne ho masticato uno e non era male. Vanno strappati via lasciandone almeno metà sulla pianta, i migliori sono quelli autunnali. Le ricette dicono tutte di cuocerli e mescolarli allo zucchero o al miele (ottima la marmellata, di soli rabarbari o con l'aggiunta di fragole e lamponi), si possono comunque mangiare crudi tagliati fini fini nell'insalata.
PARTE 1: SEMINA COLTIVARE IL RABARBARO PARTE 3: RACCOLTA
Iscriviti a:
Post (Atom)