Blog parallelo

giovedì 30 giugno 2016

Nuvole come cavalli al galoppo

L'orlo di questa nuvola sfilacciata mi ricorda uno squadrone di cavalli lanciati al galoppo, mi ricorda le parole di Théoden nel Signore degli anelli, il ritorno del re: Lance saranno scosse.. scudi saranno frantumati.. un giorno di spade! Un giorno rosso, prima che sorga il sole! Cavalcate ora! [...]

Però la foto l'ho scattata al tramonto... e buona parte del merito spetta al sole basso.

2013 - FIRMAMENTI CHE INCANTANO - 2017

martedì 28 giugno 2016

Seminare il farro 2: non rimane che frumento

Potete vedere che in questo quadratino ho seminato il frumento e tutt'intorno dei prelibati... rovi! Battuta triste, poiché invero avevo seminato il farro del supermercato con grandi aspettative...
Eppure mi ero accertato che questi semi fossero solo decorticati e non perlati, che fossero intonsi insomma. O magari sono stati divorati da qualche bestiola subito dopo la semina. Non tutti in ogni caso.
Il frumento invece è una garanzia: seminato a spaglio senza grandi pretese, è germinato al 100%.
Lo scorso anno potevo prepararmi un piatto di grano cotto, ma ho preferito seminare.
    

Ecco le sparute spighe di farro superstiti, a riprova che germinare germina 'sto benedetto farro del supermercato. Nelle foto in sequenza, scattate tra aprile e maggio, la germinazione del seme, lo sviluppo della pianta e delle spighe.

Confronto tra le spighe verdi: a sinistra il farro e a destra il frumento:

Rimpiazzare il farro con i ceci. Il tempo stringe, siamo alle porte di giugno e i ceci mi sembrano l'unico rimpiazzo valido. Difatti son rustici, non temono parassiti, s'accontentano di poca acqua e del terreno povero. E poi sono una coltura mediterranea, ideale da coltivare all'ombra del mandorlo!
Quindi filo in negozio, compro una scatoletta e li semino, a tre a tre, distanziati quel che basta, dopo una rapida sarchiatura.


Inizia luglio ed il frumento risplende al sole in tutto il suo dorato splendore:
Già che c'ero, dovevo girare una scena come quella del film Il gladiatore, accarezzando le spighe...  Occasione persa (no, non è vero, ci ho provato, ma auto-riprendersi non è uno scherzo).
A destra una Cetonia dorata che s'arrampica sul farro.


PARTE 1 - SEMINARE IL FARRO - PARTE 3

venerdì 24 giugno 2016

La composta di ciliegie anti-spreco

Guardate quanto s'è addensata bene la composta di ciliegie:
Bella rossa, quella in primo piano è sparita praticamente subito, i vasetti dovrò nasconderli bene.

Però c'è una premessa da fare a questa composta. Il ciliegio di casa, così come i ciliegi in campagna, che vengono trattati tipo una volta all'anno con una spruzzatina di verderame (a volte neanche quella) hanno un piccolo problema: le loro ciliegie han dentro l'inquilina. La solita minuscola larvetta che un po' di gente mangia insieme al frutto senza batter ciglio e che altra gente schifa un po'.
Io appartengo alla seconda categoria, con un distinguo però: odio sprecare. Odio passare ore su un albero per raccogliere una cesta di ciliegie e poi vederle buttate via perché poco presentabili.
Quindi, per la serie non si butta via niente, ho tagliato a metà ogni singolo frutto, ho ripulito quelli sani del seme e della larvetta, li ho bolliti per bene (dato che non aggiungo pectina in polvere) e c'ho fatto la composta.
E' stato un lavoraccio considerando i pochi barattoli ottenuti, ma ne è valsa la pena.

Questa mia composta deve far riflettere. Chi vi assicura che quella industriale del supermercato sia stata realizzata con frutta sanissima? Secondo me, i prodotti che si ottengono coi macchinari contengono sempre una piccola percentuale di bestioline. O la composta la realizzate con le vostre mani e siete certi di cosa mangiate (e di aver rimosso ogni inquilino indesiderato), sennò è meglio far come la gente di bocca buona che mangia la ciliegia intera senza preoccuparsi di cosa vi sia dentro. 

link da aggiungere - LAVORAZIONE FRUTTA - link da aggiungere

giovedì 16 giugno 2016

Fotografando lucciole

Le lucciole sono un po' come le stelle: bisogna uscir di notte per contemplarle e fotografarle si rivela abbastanza complicato. Ci ho provato ugualmente, così da condividere con voi lo spettacolo da loro offerto.



Voli nuziali. Diminuendo la velocità dell'otturatore e aiutandosi con un treppiede (io però non lo avevo a portata di mano), si possono fotografare le lucciole in volo o, meglio, la loro traiettoria sgraziata.
Queste bestioline schive e innocue emettono una bioluminescenza che risalta solo al buio, primo perché è molto fioca e fredda, secondo perché la spengono loro stesse in presenza di luce. Un led verde il loro, insomma, fisso o intermittente a seconda che siano femmine o maschi.




Per ottenere una foto decente bisogna combinarne due insieme, basta applicarsi un attimino con Gimp (ma ve bene un qualsiasi programma di fotoritocco):

In pratica, bisogna dotarsi di una buona fotocamera e anche di una torcia scarica, dal fascio di luce bianco e debole. Ovviamente la mia a led non la trovo più, ma per fortuna ho un segnalatore luminoso di riserva (che mi ha aiutato anche quando la torcia mi ha piantato nel buio pesto delle gallerie militari del Monte Pasubio). Quindi ho scattato una prima foto, cogliendo solo il bagliore verde della lucciola, poi la seconda, mantenendo ferma l'inquadratura e illuminando la scena. Poi basta un taglia e incolla al computer per far combaciare quanto ci serve.


Larve di lucciola più fotogeniche. Al contrario degli adulti, questi esemplari infrattati nel muschio non si spengono in presenza della luce.
Aggiungo che assolvono un importante funzione nell'orto, ghiotte come sono di lumache (difatti le lucciole sono diminuite sin da quando gli agricoltori fanno ricorso agli appositi veleni).




Credo proprio che il disegno sia una tecnica che rende di più la magia delle lucciole. Quasi quasi provo a realizzare qualcosa...



venerdì 10 giugno 2016

Coltivare le arachidi, parte 1

La semenza genuina. In dialetto le chiamano bagigi, in italiano sono le noccioline americane, il nome corretto è arachidi e quello completo è Arachis hypogaea (L., 1753). Perché varietà ce n'è più d'una e io ho cercato quella originale, non i soliti incroci del cultivar moderno.
Ho provato a seminarle.

Provenienza Sri Lanka!? Sul sito era indicato "Spain". Allorché chiedo chiarimenti al venditore, che suonano tradotti più o meno così:

  • Ma scusa, come mai il timbro postale riporta Sri Lanka?
  • Ma no, ma no, sono spagnole, signore. Le merci in vendita internazionale fanno giri strani, signore. Si fidi, signore. 
  • Sarà. (omesso: Come parli mi sembri più indiano che spagnolo...)

Maggio: primo tentativo di semina nell'orto. Sebbene le arachidi siano una pianta tropicale, soprattutto questa che è la varietà originaria, non faccio niente di nuovo: mio nonno le coltivava e pure dalla commessa del Ciba di Trento mi ha confidato che diversi coltivatori di arachidi trentini si rivolgono a lei per la (cara) semenza.
Vado al sodo. La semina in terra piena si rivela deludente: passano le settimane e le duecento noccioline pare siano rimaste morte e sepolte. Quindi smuovo la terra e scopro solo una ventina superstiti che sono riuscite a germinare, morsicchiate in più punti da formiche e compagnia bella. Le ho rimesse a dimora.

Giugno: col vaso già meglio. Ho comprato arachidi non trattate, ergo vanno seminate in un terriccio privo di qualsiasi bestiolina. Potevo arrivarci prima!
Come volevasi dimostrare, protette dalla voracità degli abitanti del suolo, le arachidi germinano praticamente tutte. Purtroppo però il tempo passa e siamo già giugno.

Primi di giugno: messa a dimora delle piantine. Meglio tardi che mai...

SEMINARE LE ARACHIDI - PARTE 2