Blog parallelo

giovedì 17 giugno 2010

[comportamento] Quando i politici arraffano le frasi altrui


"We few, we happy few, we band of brothers. For he today that sheds his blood with me shall be my brother."
"Noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelli: perché chiunque ha versato il suo sangue insieme a me è mio fratello." (Henry V, Shakespeare)


Belle parole, no? Non è altrettanto bello essere marchiato come esponente di un determinato partito politico quando le hai appena pronunciate o scritte nel blog.


Situazione: gli strani abbinamenti
C'è una preoccupante carenza di immaginazione negli slogan di molti personaggi politici. Ognuno si rifà a qualche personaggio storico o addirittura a un motto sportivo, come sopra.
Oltre al caso di Shakespeare si può parlare anche di Tolkien. Ci sono gli esponenti di destra che osannano ogni sua parola o metafora. Sinceramente, ho letto quasi tutte le sue opere e non trovo riferimenti lampanti alla destra. C'è da dire che la politica, analizzata per bene, generalmente è vuota, priva di contenuto. Nel fantasy di Tolkien vedo solo un mondo vagamente ispirato, geograficamente, dall'atlante della Guerra Fredda, niente di più. Trovo, invece, più coerente la versione ecologista. I riferimenti alla natura e al suo trionfo sono frequenti ed espliciti. 


Questi specchi per le allodole...
La politica, in sé, come ho già detto, è vuota. I partiti sono organizzazioni che puntano al profitto, e, in secondo luogo, al benessere dei cittadini. Questo secondo fine non è sempre presente.
I dirigenti dei partiti, e i loro aiutanti cervelloni, devono attirare nuovi sostenitori, per acquisire popolarità, potere e finanziamenti. Non possono rifarsi al passato del partito, che spesso è pieno di scandali o, peggio ancora, violenze e guerre. Non possono rifarsi nemmeno a fantomatiche promesse per il futuro: la gente ormai è diventata disincanta a sufficienza per credere a queste cose.
Ecco che si arraffa il meglio della letteratura e della storia, determinate citazioni e comportamenti pieni di enfasi, d'effetto sulle persone.


I rischi che si corrono
La superficialità di molti, manipolati dalle correnti politiche attraverso i mass media, aggrava il fenomeno. Se ti piace portare i capelli corti vieni classificato come uno skinhead, se ti piace la musica militare vieni etichettato come un guerrafondaio, se è dell'Unione Sovietica come un vecchio comunista, se ti piace il tricolore sei un fascista, se vesti spesso di verde sei un padano, se sostieni l'ambiente sei un verde e così via.
Per la cronaca il sottoscritto ha tutte le caratteristiche sopracitate (e molte altre). I casi sono due: o io ho una gran confusione in testa o questi criteri sono sbagliati. Ormai le correnti politiche si sono impossessate dei nostri comportamenti. O almeno, ne hanno la presunzione.


Ma l'autore non si rivolterà nella tomba?
Cosa penseranno di noi i grandi autori? Vedono le loro opere strumentalizzate, per fini spesso incompatibili con quelli che si erano prefissati. E poi, senza dubbio è curioso il fatto che noi, poveri mortali, siamo perseguitati dalle vicende legali per il copyright. Chi invece si approfitta degli autori, infangando magari la loro reputazione e citando a sproposito le loro parole, sembra che non incorrere in rischi di nessun tipo.
Pensateci: se un giorno diventerete scrittori affermati, e in un futuro ancora più lontano qualcuno strumentalizzerà le vostre parole, ebbene, fossi in voi mi offenderei.



Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell’uomo. Chiunque sopravviva a questo giorno, mostrerà le sue cicatrici ai vicini, e racconterà storie gloriose di tutte le grandi imprese di questa battaglia. Insegnerà quelle storie a suo figlio e da oggi alla fine del mondo verremo ricordati. Noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelli: perché chiunque ha versato il suo sangue insieme a me è mio fratello. E quegli uomini che hanno avuto paura si sentiranno inferiori quando sentiranno come abbiamo combattuto e come siamo morti insieme.
Da “Enrico V” di W.Shakespeare

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