Una breve favola ispirata dalla violetta sul vaso sospeso sopra l'orto. Bellissima da vedere quando era ancora verde e fiorita. Spiacevole sorpresa dopo.
La violetta e il sole
Estate.
Il vaso resta sospeso in aria, agganciato alla treccia di ferro che regge la vigna. Dentro, un germoglio verde affiora dalla terra nera. Una piccola violetta. Il sole le regala calore, il suo affetto. Il benessere. Ma solo quando sta alto nel cielo, poiché lei resta infossata e i bordi del vaso sono troppo alti.
A volte passano anche le nuvole cariche di pioggia e dissetano le sue radici.
Così la piantina cresce. Il fiore sboccia e lei ne è profondamente orgogliosa: la corona perfetta, le sfumature viola e gialle dei suoi petali. Che vanto! La fragranza attira i primi insetti. Una piacevole scoperta per la violetta, chiusa nel suo vaso. Li conosce volentieri, si lascia corteggiare. Conquistare.
Li accoglie.
Anche il sole la ammira ogni volta che fa capolino e una lacrima solca il suo volto infuocato. Attende paziente, ma poi non ce la fa più: decide di parlarle. Avvicina timidamente i suoi raggi.
"Chi sei?" le chiede la violetta.
"Il sole. Ti vedo sempre."
"Cosa vuoi da me?"
La diffidenza nella voce.
"Vorrei scambiare il mio calore con il tuo" le risponde con franchezza il sole.
“No. Mi fa piacere parlare con te, ma sta’ lontano” lo rifiuta lei.
“Perché mai dovrei starti lontano? Ti faccio sempre compagnia e noto il tuo sorriso”
“Mi bruceresti.”
"I miei raggi ardono di sentimenti, non ti farebbero mai del male. Perchè allora accogli gli insetti? Loro prendono quello che vogliono e poi se vanno."
"Non parlare male di loro. Sono tutto quello che ho."
"Ci sono anch'io"
Ma la violetta si richiude in se stessa.
"Io resterò sempre," la saluta il sole "o almeno finchè potrò brillare alto nel cielo".
Così la violetta continua la sua vita, ora intimorita dal sole che la brama dall'alto. Disillusa ormai per tutti quegli insetti che accoglie e che poi se vanno. Rassegnata al suo destino. Matura e un giorno riesce a sporgersi oltre il vaso. Nota il calabrone che ha appena conosciuto alle prese con una margherita. E subito dopo con una bocca di leone.
Sprofonda nello sconforto e piomba a terra.
Prima di avvizzire guarda la volta del cielo per l'ultima volta.
Cerca il compagno che non era mai mancato, che le aveva portato calore e affetto.
Ma si è fatto autunno e il sole basso non si vede più da tempo.
Solo raggi dispersi.
opera di Andrea Baldessari, tutti i diritti riservati