Potrei aggiungermi al coro dei disfattisti e dire che la mobilitazione contro il cambiamento climatico è una battaglia persa. Che la gente non cambia le proprie abitudini consolidate in svariati anni di beata noncuranza. Che l'OMS dichiara che la carne rossa e gli insaccati son cancerogeni e i telegiornali manipolatori rassicurano che i prodotti nostrani sono un'eccezione, in nome del made in italy. Che i medici ammoniscono che lesinare sulle ore del sonno porta alla demenza senile e gli operai della Provincia di Trento mi fanno i lavori di notte sotto casa.
Potrei continuare per un bel po'.
E invece no, propongo una soluzione.
Se l'umanità ha veramente a cuore la salvezza dell'ecosistema, deve levarsi dalle palle, pardon, dalla palla (terrestre); l'umanità deve finire sotto terra, non in senso metaforico, ma letterale. (Le altre opzioni - calare drasticamente la natalità o venire traghettati in massa su Marte - son fantasiose.) Magari potrebbe cominciare a scavare il suo spazio vitale nelle montagne, con buona pace dei NoTav. L'impatto che ha l'umanità sulla superficie terrestre, ossia l'erosione che l'umanità mette in atto sulla superficie terrestre, dovrebbe terminare al più presto, la zone temperate ed equatoriali dovrebbero ritornare ad essere quel manto di foresta vergine che respira anidride carbonica.
Vivremmo in formicai sotterranei. Niente più fenomeni atmosferici distruttivi (ci passerebbero sopra), niente più inquinamento acustico e luminoso, isolamento termico garantito. Gli unici inconvenienti sarebbero le infiltrazioni d'acqua e il
gas radon. E il buio più assoluto se viene a mancar la corrente.
Una soluzione un po' post-apocalittica, son d'accordo, per quello ho usato il condizionale (nella prima immagine, difatti, ho usato una scena suggestiva del film
Oblivion con le città sepolte).
L'idea di fondo però rimane, l'umanità deve finire per davvero sotto terra,
nel senso di vivere al di sotto di un bel tetto verde. Se ogni metro quadro di superficie che l'umanità ha cementificato, che l'umanità ha sottratto alla biosfera terrestre, venisse rivestito di terra fertile e alberi, allora non servirebbero tanti grandi scavi, in modo graduale il pianeta si rinverdirebbe comunque.
Dove la si trova tutta la terra necessaria? Bella domanda. Se ogni palazzo disponesse di un
komposter e vi si gettassero dentro tutti i rifiuti organici, un po' di terriccio fertile lo si otterrebbe, anno dopo anno. Da miscelare con la sabbia in parti uguali e da tenere irrigato. La natura farebbe il resto, con
piante pionere spontanee, non servirebbero giardinieri per ogni condominio.
E le coltivazioni?
E i capi di bestiame negli allevamenti?
Le coltivazioni le già sperimentate nelle serre subacquee, cercatevi "Nemo's Garden", un impianto al largo delle coste di Noli (Savona). Zero problemi di cimici cinesi. Altrimenti convertire petroliere e piattaforme in colture galleggianti, le stesse città potrebbero venire trasferite su dei mega-zatteroni, anziché sotto terra. Attenzione a non intaccare la flora del fondale marino e a non alterare mari e oceani, perché anche la superficie terrestre coperta d'acqua assorbe i gas serra.
Il destino dei capi di bestiame è un po' più delicato. Andrebbe interrotta la riproduzione in vitro e conseguentemente tutte queste razze ibride di vacche, polli, maiali, tacchini produttori-di-metano scomparirebbero nel giro di qualche anno.
E la produzione di energia?
In Marocco han costruito immensi impianti fotovoltaici e credo sia un'opzione accettabile. Si vanno a sfruttare le aree desertificate, che, posso sbagliarmi, son inerti, non hanno grande utilità in un'ottica globale.
E si sfrutta già il vento, tra un po' le correnti marine, c'è chi sfrutta lo stesso essere umano per produrre energia (esempio: dinamo della bicicletta).
Ecco, per concludere con classe consiglio un film di a tema:
Downsizing con Matt Damon in versione lillipuziana proprio per salvare il mondo. E non vi
spoilero il finale.