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giovedì 31 ottobre 2019

Cronaca bruna: ottobre 2019

La scala delle zucche violine. Forse potevo sfruttare meglio l'ombra proiettata per valorizzare la personale trovata: zucche appese ai pioli della scala, per evitare tumefazioni e marcium e quindi conservarle più a lungo.
(Non si vede, ma sotto c'è un sacco di fieno per attuttire l'impatto di eventuali zucche cadenti.)




Una delle mega-melanzane dell'orto. Coltivate a casa e quindi comode da curare ed irrigare, sono dei bestioni rispetto a quelle facevo crescere in campagna.
I piselli in autunno danno il meglio di loro stessi. E' quasi impossibile resistere alla tentazione di assaggiarne qualcuno crudo.


 Raccolto ottobrini, che colori.

Prima bacca di Goji (rosicchiata). Non me l'aspettavo che piante di appena due anni, ancora in vaso fra l'altro, fruttificassero. Manco avevo notato il fiore. Purtroppo la semenza è andata smarrita.
In lontananza s'eleva una bocca di leone in fiore, rispiarmiata dal diserbo manuale.

 La guardiana delle noci. Ogni anno una cavalletta si sofferma sulle cassette.

Altri raccolti ottobrini. Quella sorta di cicatrice concentrica sui pomodori neri è dovuta all'eccessiva acqua piovana.

I pomodori neri di Crimea maturi sono sfumati di rosso, bisogna aver pazienza.




Ottobre è clemente e mite, concede qualche settimana di tepore alle pastinache trapiantate e quindi più ritardatarie  del solito.
Alla fine del mese ho raccolto quanti più pomodori possibile, per appenderli dentro casa, sperando che giungano a maturazione.

settembre 2019 - CRONACA BRUNA - novembre 2019

lunedì 30 settembre 2019

Cronaca bruna: settembre 2019

L'invasione delle cimici asiatiche verdi. Già, le verdi, devo ancora vederne una di cinese. Cambia troppo la colorazione del dorso per sbagliarsi.
La cimice che ha invaso l'orto è la Nezara viridula, chiamata anche cimice del pomodoro, di origine africana, anch'essa dannosa come la cugina asiatica: entrambe pungono i frutti per succhiarne il succo, alterandone le proprietà organolettiche.
E non attaccano solo il pomodoro, ma anche i peperoni, i lamponi, i legumi, i panni stesi...



Per contrastare le cimici vengono consigliati il sapone potassico molle o il piretro, ma io ho scelto la rimozione manuale: munito di guanti, ho passato in rassegna quotidianamente una cinquantina di solinacee, cercando di far piazza foglia pulita. Non finivano più. Bisogna star anche attenti a non far cadere i pomodori e a non sporcarli.

Dalle uova vengono fuori le ninfe della cimice. Macro su foglia di pomodoro.

Alle ninfe della cimice piace fare gruppo. Macro su foglia di peperone.
 
Nonostante l'invasione delle cimici, il raccolto di peperoni e di pomodori non ne ha risentito come quantità. Come qualità, invece, un pochino sì, e anche gli acquazzoni ci hanno messo il loro screpolando la buccia dei frutti.

Sui pomodori neri di Crimea (foto in alto) le punture delle cimici non si vedono, perlomeno finché non si tagliano.
Ad aspettare, come volevasi dimostrare, le patate ritardatarie qualche tubero in più l'han prodotto.

Macaone superstar. Il bruco del macaone intento a mangiare con gusto le foglie della carota.


Il ritorno della dorifora. Non bastavano le cimici, ecco tornare un altro simpatico divoratore di foglie di patata  (fotografata su una pianta di melanzana). 
Agrius convolvuli, chiamata anche la sfinge del convolvolo, una farfallona gigantesca e pelosa che si mimettizzava abbastanza bene. Per poco non finiva sotto la zappa. Incontri ravvicinati che capitano a causa della mania dei vicini di sfoggiare fantasie floreali.

Foto di repertorio del raccolto.

"Sull'albero piccolo ci sono i fichi buoni." (semicit.)
Due volte alla settimana a raccogliere erba e fagioli.
Le zucche violino che crescono, appese all'impalcatura di canne.

Concludo con una (stavolta veramente) simpatica bestiolina. La lucertola sembra far la guardia alle prugne che sto essiccando al sole e che attraggono, oltre ad api e vespe, mosche e moscerini. La devo assumere tutte le estati.



agosto 2019 - CRONACA BRUNA - ottobre 2019

domenica 21 luglio 2013

Talea di fico nero: radicazione nella bottiglia e trapianto

La talea di fico è una delle più semplici da sperimentare. Così leggevo in giro e, dopo aver assaggiato un frutto di fico nero, mi son detto la provo anch'io. La talea ha dell'incredibile (sempre se funziona): il rametto, nelle giuste condizioni (umidità costante e calore), riesce a sviluppare radici e a trasformarsi in un clone della pianta originaria.
Il fico, ripeto, si presta bene a questa tecnica. E poi i fichi neri aggiungerebbero un po' di varietà al nostro fico, che ci regala frutti abbondanti in ben due riprese (e ha anche i polloni da trapiantare volendo).
Due rami, due talee. Due nuovi alberi, si spera.

Fine estate 2012 - primavera 2013: rami di fico in bottiglia
Il primo passo è stato rimediare i due rametti di fico. Ora non ricordo bene la data, ma era la fine di agosto, se non addirittura settembre (ero un po' in ritardo). Le foglie erano già cadute e dal legno sporgevano alcune gemme verdi.
Mi serviva un vaso profondo per interrare i due rametti di fico per almeno un terzo della loro lunghezza. Una bottiglia tagliata ha fatto al mio caso, poi riempita con terriccio per i fiori.

Arrivano i mesi freddi dell'inverno e porto la bottiglia con dentro le due talee in soffitta. Il motivo? Il fico mal sopporta il freddo eccessivo, a meno che non sia già molto sviluppato. La primavera poi mi beffa: quando arriva il caldo sistemo le talee in bottiglia nella loro futura dimora e ritorna sia il freddo che la neve.
Per fortuna le gemme si mantengono vive e verdi.

Maggio 2013: ripresa vegetativa e radicazione della talea di fico nero
Mentre sul grande esemplare di fico le gemme sbocciano, quelle sulle talee restano inalterate. Chissà se il ritardo è dovuto allo stress da talea o all'ombra. Fatto sta che provo a estrarre i due rametti di fico e... sorpresa: spuntano le primi radici bianche. Mi aspettavo che le uscissero dall'estremità cava del rametto, invece no: escono dalla gemma.

Giugno 2013: le foglie dalle gemme
Dopo le radici, anche le gemme si schiudono e fuoriescono le foglie. Sarà il caldo, sarà il sole, sarà che le talee hanno attecchito, ma le radici saturano tutto lo spazio dentro la bottiglia. Anche le foglie sbocciate crescono fino a raggiugnere le dimensioni di quelle del fico adulto.
Bisogna trovare una sistemazione migliore per le due talee di fico nero...

Luglio 2013: trapianto nella terra all'ombra e nel vaso al sole
Luglio non sarebbe il mese ideale per trapiantare le talee, è infatti troppo caldo e secco. Tuttavia, visti i problemi di spazio nella bottiglia, non c'è altra alternativa. Metto a dimora la talea più sviluppata all'ombra, dove c'è il ceppo di un ciliegio. Prenderà il suo posto. Conservo una parte del ceppo che faccia da sponda, insieme a dei grossi sassi che ho estratto durante lo scavo (più fondo possibile).

Direi che la profondità può andar bene. Il fico si adatta a ogni tipo di terreno, così ho riempio la buca con tutto quello che ho rimediato, dal terriccio per fiori, al terreno di riporto, a dello stallatico molto invecchiato. Drenato lo è sicuramente, visto che sta in pendenza. L'unica problematica sono i lamponi circostanti: le radici faranno a gara con quelle del fico per riappropriarsi del terreno smosso e concimato. Ho letto che le radici del fico sono molto ostinate, riescono addirittura a forzare le valvole delle cisterne d'acqua, ma sembra quasi una leggenda contadina.

Dopo due settimane la talea di fico, irrigata ogni giorno, ha ripreso a svilupparsi. Le foglie non sono più arrotolate ma ben distese.
E il secondo clone? Resta nel vaso e sta ancora cercando casa. Foto in basso a sinistra: il fico appena messo a dimora. Come nel caso dell'altra talea, ora si è ripreso e, anzi, grazie alla sua posizione più soleggiata, si sta sviluppando meglio del primo. Nelle due foto il confronto tra il prima e il dopo:

Talea di fico nero parte 2: secondo anno

giovedì 1 novembre 2012

Foto dall'orto, terza puntata: cotogni per la marmellata, pomodori verdi che maturano al sole, rapanelli, carote...

I primi freddi autunnali e le precipitazioni di ottobre non fermano la produzione dell'orto. I pomodori si possono staccare dalla pianta per riporli al sole a maturare, si raccolgono i meli cotogni per fare la marmellata, e poi i rapanelli e le carote gialle e infine l'uva fragola dalla vigna.


Il melo cotogno: ideale per la marmellata


Melo cotogno. Frutto peloso, millenario, sacro alla dea Afrodite. È maturo, ma bisogna aver coraggio per mangiarselo così. Al massimo si può rosicchiare la buccia, come fanno gli animali selvatici, tipo il tasso, la volpe, il sottoscritto... Battute a parte, con il cotogno si realizzano marmellate formidabili.

Preparare la marmellata di cotogno - ha ragione la mamma - è come mescolare la polenta. Un impasto giallo, così duro che si fa quasi fatica. Nota positiva: il cotogno cotto rilascia un intenso profumo di miele. Poi si aggiunge un goccio di limone e lo zucchero, che fa prendere alla marmellata di cotogno un bel colore arancione.


Pomodori fuori stagione, farli maturare staccati dalla pianta:
il pomodoro matura in circa due settimane, esposto al sole qualche ora al giorno
Se il sole e la temperatura si abbassano troppo, bisogna staccare i pomodori verdi dalle piante nell'orto e metterli alla luce. Matureranno lo stesso, con un po' di pazienza... Nella foto in basso a sinistra si nota la pianta di pomodoro nel vaso (sopravvivrà all'inverno?).

Rapanelli e carote gialle dall'orto: 
Le precipitazioni abbondanti di ottobre hanno ingrossato per bene gli ortaggi da radice, come i rapanelli e le carote gialle. I rapanelli sono stati seminati dove stavano le cipolle (con la pianta spontanea di mais, vedi puntata precedente). I rapanelli sono una verdura che ho rivalutato: tagliati sottili sottili e conditi sono molto particolari. Da provare. Niente da dire sulle carote gialle. Fanno bene, sono buone, che volete di più?


Uva fragola: la vigna del papà

Anche la vigna fa la sua bella figura nell'orto, richiedendo solo uno stretto lembo di terra. Sviluppandosi sopra a un apposito sostegno, creerà una volta verde, suggestiva e carica di piche di uva. Uva fragola. Rispetto a quella degli impianti intensivi, non marcisce dopo qualche giorno di pioggia, non è piena di muffe, non è aspra. È dolcissima.
Davanti a una pica di uva con metà degli acini verdi (foto a sinistra), diventa quasi un dovere morale mangiare subito quelli maturi. Se tutti i doveri fossero così piacevoli...

fichi, nocciole e uva fragola: merenda a chilometro 0, anzi, chilometro 0,010..

Foto dall'orto:
frutta e verdura fresca patate, zucchine... l'orto in ottobre e in novembre vangare l'orto