Riporto una riflessione che ho portato avanti diverso tempo fa.
Vorrei spendere due parole sulla paronoia che annulla tutte le altre paranoie. Il pensiero che un giorno scomparirò mi spaventa tantissimo, non lo nego. Mi spaventa anche il pensiero che perderò le persone care. Quindi è inevitabile: i pensieri corrono e la ragione cerca di metterli in ordine... vediamo.
- distinguere il vivo dal senza-vita
- distinguere gli uomini dagli altri esseri viventi?
- abisso tra vita e non-vita
- scenari sulla morte
- risposte?
Distinguere ciò che è vivo da ciò che è morto
Separiamo i vivi dalle cose senza vita. In cosa differiscono i due gruppi? Consideriamo l'ultra-piccolo.
Nel movimento forse? No. Se così fosse anche un oceano sarebbe vivo: le sue molecole si muovono. Anche le profondità roventi della terra sarebbero un po' vive. Anche i deserti sabbiosi. Anche gli ammassi di granelli di ghiaccio nelle nuvole sarebbero vivi. Anche le fiamme del fuoco. Anche i macigni che rotolano giù dalle montagne e i ghiacciai, ovvio un po' meno vivi perchè lentissimi.
I vivi dai non-vivi differiscono per il movimento attivo. Le cose senza vita ne sono prive, sono completamente passive. Invece noi possiamo muoverci contro la forza del vento e allo stesso modo una pianta può affondare le radici nella roccia per cercare oltre l'acqua.
Il movimento attivo è causato da reazioni chimiche, dentro i muscoli, e da impulsi elettrici, nel sistema nervoso.
Quindi, la morale è che siamo, per merito dell'evoluzione, degli organismi molto sofisticati, dei congegni a tempo, delle fabbriche che trasformano la materia in energia, delle fortezze difese da anticorpi.
Però. Per molti, anche per me che mi professo cristiano, questa definizione è riduttiva, abbiamo anche una frazione spirituale. Ma a questo punto sorge un problema...
Si distinguono gli uomini dagli altri animali e dai vegetali
Ci insegnano che gli uomini hanno l'anima e gli altri no. Ma... come è possibile? Facciamo tutti parte dell'insieme dei vivi. Perchè il mio cane non può avere l'anima? Si merita il paradiso, più di me, più di tantissimi altri esseri umani. Idem per un albero: ha passato tutta la vita a donarci ossigeno e i suoi frutti.
In cosa siamo realmente differenti dagli animali? Anche loro hanno comportamenti sociali e famigliari, sono opportunisti, si adattano. Riduciamo il coraggio delle formiche operaie che si sacrificano per la regina a mero istinto. Le stesse formiche "mungono" gli afidi e coltivano i funghi. I lupi venerano, a loro modo, la luna piena, come noi andiamo in chiesa. I maschi dei leoni o dei cervi si ammazzano per dei rapporti sessuali con le femmine.
Forse siamo diversi per l'arte. Gli animali sembra che non vogliano sprecare tempo in inutili, per loro, raffigurazioni/celebrazion
Promemoria: tra i vivi e i non-vivi c'è un abisso. Non riesco a credere nella teoria del brodo primordiale. C'è uno scarto troppo grande tra un granellino di sabbia e una cellula. C'è un abisso tra una statua di bronzo e la mia persona che sta perdendo 3 ore a scrivere queste cose...
L'evoluzione, se fosse stata corretta, avrebbe premiato gli esseri viventi migliori, i più capaci, i più letali. Ma noi umani non siamo i migliori. Siamo fragili. Senza le nostre comodità moriremmo tutti nel giro di qualche giorno.
Ovviamente non ho risposte, quindi sorvolo e ipotizzo alcuni scenari sulla morte.
Un paio di premesse importanti:
- Chi afferma che non ha paura di morire dice il falso. Non voglio perdere tempo a spiegare questa affermazione.
- Siamo tutti preoccupati riguardo a cosa ci succederà dopo la morte. Anche gli atei. Perchè una parte di loro crede nella vita aliena, un'altra parte nei fantasmi e nell'esoterismo e la parte restante si dà molto da fare nella vita sessuale al motto "carpe diem". Gli alieni sono visti come i nostri creatori, o allevatori. Le stelle sono viste come divinità. I fantasmi e le presenze sono gli spiriti dei morti. La spiccata attività sessule nasconde la preoccupazione di avere dei discendenti e quindi di portare avanti la nostra specie.
Magari l'Aldilà esiste perchè siamo noi stessi a crearlo. Mettiamo che i veri fedeli monoteisti in questo istante, su questo mondo, siano mezzo milione. Abbiamo mezzo milione di persone che credono fermamente in un unico Dio e nella vita eterna e che continuano a pensarci, a inviare preghiere. E se noi esseri umani avessimo una forza mentale nascosta? Avremo mezzo milione di piccoli impulsi che convogliano in unico "concetto". E lo creano. Certo che lo sforzo di queste persone devote deve essere costante...
Siamo dei San Tommaso, cioè abbiamo bisogno di vedere per credere. E quindi siamo ansiosi di assistere a un prodigio o a una visione per assicurarci che esista realmente un'altra vita. Ma siamo sicuri di voler assistere a queste "prove"? Secondo me, se avessimo la certezza di un'altra vita, migliore di questa, impareremo una maniera rapida e indolore per effettuare il trapasso...
Una credenza molto bella è quella di Gaia, lo Spirito della Terra. Quando moriamo il nostro spirito si ricongiunge a quello enorme del pianeta, perchè siamo tutti "ingranaggi" del nostro pianeta e come noi ci serviamo di lui, lui allo stesso modo si serve di noi. Si tratta di una concezione molto ecologica che non considera la morale: lo spirito del santo finirebbe "amalgamato" con lo spirito del pazzo omicida. La teoria viene ripresa anche dal toccante film d'animazione Final Fantasy, The Spirit Whitin.
Mettiamo che il paradiso esiste. Ma.. quali sono i requisiti per entrare? Le leggi morali le abbiano create noi e sono variate nei secoli... La concezione di Dio è cambiata nei secoli: per gli ebrei è un Dio giusto, che in quanto giusto a volte è punitivo; per i cristiani invece è misericordioso. Quindi, a questo punto mi viene un dubbio. Una persona impiega la sua vita per il prossimo e per questo soffre e vive senza agi. Quando avviene il trapasso siamo sicuri che andrà in Paradiso? E se trova un mondo regolato da leggi diverse?
Il culto degli antenati. Personalemnte ci credo. Esiste fin da sempre. Il pensiero di avere accanto a noi uno spirito che ci accompagna ci rinfranca. Se i miei genitori sognano i nonni o le nonne allora il giorno dopo dedicano loro una messa. Magari i nostri genitori, e prima di loro i nostri avi, hanno lasciato la loro "traccia" dentro di noi. Va bene, i cromosomi e il codice genetico, l'educazione, il dialetto. Ma spero che ci sia qualcos'altro.
Spero di non avervi annoiato, se mai siete arrivati fino in fondo... sono tutti discorsi senza soluzione, se l'avete allora siete pregati di rispondere, grazie.
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